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Della casta s'è sempre mugugnato, dai sonetti del Belli ai lazzi del Ruzzante; il mugugno è diventato corale dopo il fortunato pamphlet di Stella & Rizzo; tanto da indurre a chiedersi "cosa sia" 'sta casta, come si articoli e come operi al suo interno (posto che del come operi all'esterno siamo tutti ben testimoni). Ed ecco il trattato sul "Diritto della casta". Fatti due conti a spanne, sono circa due milioni i "castaioli": vanno dall'usciere dell'assessore, che nei giorni di ricevimento seleziona gli ammessi al colloquio, al Capo Divisione del Ministero. Tutti seguono regole "interne" ben precise; hanno tassativi doveri di comportamento con i colleghi, sia in servizio, per il rispetto delle prerogative, sia fuori servizio, per la solidarietà castale che non deve mai venir meno. Molto delicato il rapporto "funzionale" con gli "amministrati", i cittadini con cui vengono in contatto nel servizio: mai trascendere, ma nemmeno mai abdicare ai diritti di casta; servizio sì, ma nel rispetto delle norme interne (ben prima che di quelle "esterne", di legge), per le formalità degli adempimenti, i tempi di attesa e il trattamento remuneratorio della prestazione.